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“L’essenza della nazione giapponese consiste nel fatto che,l’imperatore, regnante attraverso epoche eterne sino all’illimitato futuro,è tale che la gloria della nazione possa diffondersi in tutto il mondo e tutti gli uomini vivano esistenze felici e feconde sotto il sole.E’ stato questo il fine del Giappone da tempi immemorabili fino ad oggi.Adesso l’ora è scoccata per attuare l’espansione del potere e del prestigio del Giappone ! Ma in anni recenti molte persone hanno fatto dell’accumulare ricchezze lo scopo principale della loro vita,incuranti del benessere collettivo e della prosperità del popolo.Costoro hanno profanato la prerogativa della dinastia imperiale e menomato la maestà dell’impero……….”
Dalla dichiarazione dei due ammutinati si evince chiaramente il fine ultimo di coinvolgere Hirohito sia per dare ufficialità alla sollevazione sia per giustificarne le motivazioni. Ad una persona non del tutto sprovveduta o smaliziata,non può sfuggire la consolidata tecnica di manipolazione e di strumentalizzazione,alla quale i due ufficiali facevano ricorso a piene mani : del resto……..nihil sub sole novi !
Vale la pena citare perfino Paolo Sarpi e la sua celebre frase dal doppio senso….” Agnosco stilum romanae curiae” tutt’ora di drammatica attualità.
Sull’onda della fase finale della rivolta , con un pretesto del tutto inventato , il Giappone attaccò la Cina dando il meglio di sé in termini di ferocia e spietatezza : Nanchino porterà ferite indelebili ancora nei secoli a venire.
Il dado era tratto ! Le potenze dell’Asse si fecero avanti proponendo un’alleanza ( resterà di nome e non di fatto)
della cui utilità furono abili ed eloquenti mecenati gli strateghi politici e militari dell’ingorda Germania.
Naturalmente l’occasione fu ghiotta per i seguaci della deriva nazionalista sia militare sia politica ancorchè fosse manifesta la vibrante e marcata ostilità di una parte dell’entourage governativo ,molto più saggia e pragmatica.
Ma la particolare mentalità giapponese,ancora una volta ebbe la meglio ,facendo si che l’ala militare ed oltranzista del paese prendesse il sopravvento sui moderati : a Hirohito non restava altro da fare che sottoscrivere le decisioni dei militari . Mentre egli si dilungava nel leggere e proclamare le poesie pacifiste del nonno Meiji , gli americani proclamavano indignati e a gran voce ,che il 7 Dicembre 1941 dovesse essere consegnato alla storia del loro paese e dell’umanità intera,per sempre, come il “giorno dell’infamia” !
Dall’altro capo del Pacifico,il comandante della flotta Isoroku Yamamoto,militare di razza,esempio di rettitudine e fedeltà all’Imperatore,malgrado la sua profonda riluttanza, dichiarava :“ Non ci resta che prepararci al peggio,in quanto la Marina,è senza dubbio in grado di condurre una guerra lampo vittoriosa della durata di sei mesi,un anno al massimo,ma io non posso assumermi la responsabilità delle conseguenze che ne deriverebbero….E appunto in base a ciò che ho consigliato al Comando Supremo la massima ponderazione”
Ci sono varie versioni su quanto dichiarò Yamamoto,ma fra tutte le frasi riportate,questa ci appare la più coerente : in realtà,pur se diverse,in sintesi ciò è quanto Egli disse ai presenti.
Il 1° dicembre 1941 il Consiglio della Corona giapponese chiese ed ottenne udienza al sovrano per comunicargli le decisioni irrevocabili prese dal governo : GUERRA ! Purtroppo Hirohito,come hanno scritto storici di lungo corso,regnava ma non governava : non gli rimase altro che sostenere la necessità di un comportamento onorevole facendo pervenire la dichiarazione di guerra agli Stati Uniti ,prima di qualsiasi azione militare.
Ma così non fu e alla Kido Butai non restava altro che proseguire verso Pearl Harbour sperando di non essere intercettata anzitempo e di rifilare agli americani un colpo micidiale.
PEARL HARBOUR
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Guglielmo Lepre (Etna)