I Titani
Capitolo 7°
PROLOGO
L’operazione Pedestal,che portò alla cosiddetta Battaglia di mezz’Agosto,venne organizzata dagli inglesi per rifornire l’isola di Malta ormai allo stremo e fortemente imposta da Churchill all’Ammiragliato riluttante.
Da parte inglese vi fu la partecipazione di circa una 90na di unità ,di cui una 15na soltanto di mercantili e si trattò di una operazione complessa e articolata che vide anche lo schieramento di una decina di sommergibili variamente dislocati.
Da parte italiana un notevole e ben coordinato complesso di unità aereonavali composto da circa 800 velivoli sia della Regia Aereonautica sia del Fliegerkorp tedesco ,quindi da una consistente aliquota di MAS e unità similari e da ben due rastrelli di sommergibili : il primo a Sud delle Baleari mentre il secondo più a ridosso della costa tunisina.
Contestualmente fu prevista una copertura a distanza da parte della III e VII Divisione Incrociatori,che sfortunatamente ebbe ben poco da fare e che al contrario ebbe a registrare gravi danneggiamenti agli incrociatori Bolzano e Attendolo.
Il contrasto all’operazione Pedestal,dimostrò in modo inconfutabile come avrebbe dovuto essere condotta la guerra fin dall’inizio e ancor di più circa l’impiego in massa dei sommergibili.
Forte anche della precedente esperienza nel corso del mese di Giugno,Supermarina e il Comando Squadra Sommergibili,compresero che un impiego del genere poteva essere più efficace e redditizio analogamente come accadeva per gli alleati tedeschi.
Ma Agosto fu anche un mese in cui si ebbero a soffrire altre e dolorose perdite : quella del RS Scirè al largo di Haifa nel corso di una missione, fu certamente la più sentita.
Durante tutto il corso del 42,la Regia Marina mise in linea una dozzina di battelli moderni della classe PLATINO e altri della classe TRITONE . L’adozione dei siluri a propulsione elettrica, ancorché tardiva,completò il rinnovamento tattico e strategico che aveva preso le mosse ad inizio anno.
Gli equipaggi veterani di tante battaglie,cominciarono ad assottigliarsi,mentre nuove leve di giovani sommergibilisti giungevano a bordo che alla mancanza di esperienza di combattimento,supplivano con immenso coraggio,entusiasmo,tenacia e notevoli capacità tecniche,sebbene talvolta su buttassero nella mischia con elevati livelli di rischio.Verso la fine del 1942,la strapotenza statunitense approdò in Mediterraneo per sostenere gli inglesi,sebbene non a titolo né d’amore e meno che mai gratuito, e quindi il controllo marittimo cominciò velocemente a passare di mano in modo ovviamente irreversibile.
Considerato l’impegno della Royal Navy in molteplici scenari, viene da chiedersi quanto ancora avrebbe potuto contrastare la Regia Marina e primariamente l’afflusso dei vitali rifornimenti alle truppe in Nord Africa.
Nel corso degli avvenimenti post armistiziali, da parte inglese ci fu una reazione quasi rabbiosa al punto da dichiarare :
Voi italiani avete voluto la guerra e l’avete persa,causando gravi danni al nostro paese rendendolo povero come il vostro.Non dovreste mai dimenticarlo quando chiedete un trattamento migliore.
Quale miglior epitaffio per un paese,che ad onta di tutto,si era battuto bene anche a dispetto di una disparità di forze rimarchevole.?
A margine di queste note storiche prende il via la missione dei RR.SS. IRIDE e BRIN.
I battelli erano stati dislocati al largo delle coste tunisine,quale punta avanzata di un ben più consistente sbarramento posto più a levante: L’Iride verso Sud e il Brin parecchio più a Nord con l’intento di consentire maggiori possibilità di avvistamento del nemico.
Notte buia e senza luna ; ma le belve erano nascoste dall’oscurità pronte a ghermire con gli artigli affilati.
In camera di manovra,solita atmosfera serena e distaccata,ma su volti di tutti v’era un velo di tristezza e di profonda malinconia per la perdita dell’amato Scirè. Quanti amici,quanti fratelli erano già scomparsi in mare e quanti ancora avevano da pagare il loro tributo di sangue?
Nelle lunghe notti di guardia in torretta mi ero continuamente chiesto cosa mai fosse a spingere la gente dei sommergibili ad una vita spartana,pericolosa,dura,priva di ogni forma di conforto e comodità?
Quanta parte della miglior gioventù italiana si stava immolando sopra e sotto i mari,fra le nuvole,sulle ardenti sabbie desertiche e le bianche nevi ,irrorando tutto del proprio sangue ?
E sempre ,nel cuore, l’eterna e inseparabile malinconia per le case lontane,ogni giorno sottoposte a bombardamenti aerei sempre più devastanti.
La missione in corso sembrava essere diversa dalle precedenti,sebbene nulla lo facesse pensare ; quasi come se nell’animo di ognuno vi fosse un qualche oscuro presentimento.
Con lo sguardo febbrile,cercavo di penetrare le tenebre alla ricerca del nemico che il nostro eccellente idrofonista ci aveva segnalato contemporaneamente alla presenza di molte eliche velocissime verso il traverso di dritta.Ma queste erano sicuramente quelle dei nostri coraggiosi e snelli MAS che convergevano in zona e rivaleggiavano con noi in fatto di ardimento e coraggio.
Nella mente echeggiavano ancora le parole del mio secondo rivolte alle vedette,a buio fatto e un po’ prima di effettuare l’immersione di ascolto agli idrofoni : Fate attenzione qui fuori ! Stanotte i lupi sono fuori e hanno fame !
Un’improvvisa vampa di prua mi distolse dalla marea montante di pensieri.Cos’era stato ?
Altre vampe si accesero un po’ ovunque e ,su tutte ,quattro forti esplosioni dai violenti bagliori,mentre fra queste ,ombre velocissime guizzavano come saette.
Ecco cos’erano ! I nostri MAS che mordevano e fuggivano !
-Ben fatto ragazzi! Pensai in un muto ringraziamento.
Quattro scorte di meno.Qualcuno in camera di manovra fischiettava sommessamente la nostra canzone.Era di conforto e d incoraggiamento.
Accostati leggermente sulla sinistra per portarmi ancora un po’ più di prua al convoglio ; avevo deciso che la migliore tattica sarebbe stata quelle di eludere le scorte avanzate per infiltrarmi successivamente in mezzo ai mercantili incolonnati . D’improvviso rimasi accecato da una lama di luce che saettava di poco sulla dritta !
Eravamo stati rilevati ! Nonostante gli elettrici a bassissimo regime e lo spegnimento di ogni macchinario superfluo
Erano riusciti a scoprirci !
Ancora altre due sciabolate di luce a dritta e a sinistra della precedente . Come non bastasse erano stati sparati anche razzi illuminanti che inondavano e ricoprivano tutto di una luce irreale,quasi spettrale ; attraverso le lenti del periscopio,la superficie del mare sembrava bianca come il latte .
I CT inglesi si avvicinavano veloci come treni, e le loro prue ingigantivano sempre più nell’oculare mentre freneticamente trasmettevo i dati per il lancio.
Sciaguratamente avevamo imbarcato tutti siluri lenti per indisponibilità di quelli più veloci,unica nostra arma vincente contro i caccia inglesi.
Per la prima volta,le mie spalle furono percorse da un brivido ; non era paura,ne ero consapevole,ma ugualmente non ne riuscii a comprendere la causa.
La tensione spasmodica fu rotta dal mio urlo : FUORI UNO !!! E di seguito gli ordini per l’accostata e per le macchine.
Fu come un urlo liberatorio ! La tensione scomparve così come era venuta per lasciare il posto ad una serena e composta calma .
Una voce ,nella mia testa, mi sollecitava a non perdere di vista il CT a cui avevo lanciato.
Con un’accostata violenta il CT evitò di misura il siluro ritornando in rotta per venirci addosso.
FUORI DUE ! FUORI TRE ! Tutto la barra a sinistra ! Dritta Avanti tutta !
In cuor mio sapevo che ormai era troppo tardi. L’inglese sapeva il fatto suo e di certo non era un novellino.
Il primo siluro si schiantò sullo scafo senza esplodere e l’altro si perse lontano e fuori mira.
La sorte del BRIN era ormai segnata.Nonostante le convulse e forsennate manovre,il CT ci fu addosso in un attimo
Speronando il nostro battello fra la torretta ed il portello di imbarco siluri di poppa.. Uno schianto terrificante seguito da uno scrosciare di acqua che ruggendo entrava dalla ferita inferta. Le luci si erano spente nel medesimo istante del formidabile urto mentre si finiva tutti sulle lamiere scivolose della pavimentazione.
Qualcuno aveva acceso le luci di emergenza in quel marasma generale . Mentre cercavo faticosamente di alzarmi e con il battello fortemente appoppato,vidi il personale attraversare la porta stagna di poppa nei modi più strani e inimmaginabili. L’ultimo piantò le spalle contro il pesante portello e spinse allo spasimo per vincere la pressione dell’acqua che abbondante entrava in camera di manovra,oltre il bordo inferiore del passaggio. Poco prima,resomi conto della situazione ormai disperata,avevo urlato l’ordine di “aria per tutto” .Qualcuno urlava che la prua e la torretta erano ormai fuori dell’acqua.
E fu allora che diedi l’ordine di “abbandono nave” . Un ordine terribile,doloroso,
Accertatomi che il secondo avesse con se i cifrari e la macchina in un sacco appesantito,rimasi appoggiato con le spalle contro il periscopio mentre vedevo la gente ordinatamente salire la scaletta che dava in torretta.
Ognuno,prima di salire,volgeva lo sguardo verso di me ; uno sguardo carico di dolore e di significati.
Avevo capito.
- Tranquilli ! Ora vi raggiungo.Voglio solo esser certo che tutti siano in salvo.
- Se non venite qui dalla scaletta io non mi muovo di qui ! – urlò il mio bravo idrofonista.
Doveva aver perso le scarpe da qualche parte o forse se l’era sfilate in previsione del tuffo in acqua. Fatto sta che il suo piede nudo mi colpì giusto in mezzo alla fronte mentre arrancavo dietro di lui sulla scaletta.
Appena fuori, in equilibrio precario, vidi la prua alta sull’acqua.Era questione di attimi e il mio battello sarebbe stato inghiottito dai flutti.Erano già tutti in acqua e il secondo urlando nel buio ordinava all’equipaggio di raggrupparsi tutti vicino per non perdersi. Un ultimo sguardo in giro e mi tuffai anch’io nell’acqua che già si era ricoperta di nafta e olio.
Aggrappato ad un carabottino e sputacchiando acqua,salutai il mio vecchio BRIN che lentamente,in un turbine di schiuma,affondava di poppa fino a scomparire del tutto.
Avevamo tutti sentito nel profondo dell’animo,che quella sarebbe stata l’ultima galoppata del nostro amato sommergibile. Il buio era totale e completo intorno a noi ; solo in lontananza,verso la posizione dell’IRIDE si vedevano ancora i proiettori degli inglesi che brandeggiati da mani nervose,cercavano tracce del battello.
L’Iride era stato anch’esso individuato e fatto segno ad una caccia spietata ; gli inglesi erano davvero determinati a far giungere il convoglio a destinazione . Del resto l’Ammiragliato era stato inflessibile : il convoglio non deve arrivare a Malta anche a costo di perdite dolorose.
Ma i britannici non sapevano chi avevano di fronte !
Sgusciando come un anguilla,il Cte Duval manovrava il suo Iride fra cascate di bombe che ora venivano sparate dai CT anche lateralmente. Completamente padrone del suo mezzo e un tutt’uno con esso, Duval gabbava gli inglesi con manovre impareggiabili , rapide , imprevedibili. E l’Iride obbediva docile ad ogni sua carezza.
Completamente accerchiato dai CT inglesi ,riuscì a sgusciare fuori dell’inviluppo mortale,sebbene con diversi danni.
Inarrestabile e invitto,alzava e abbassava il periscopio per capire e decidere. Aveva fallito i primi due lanci che si erano persi nell’oscurità,ma di certo stava per dare la sua zampata mortale,micidiale.
Come una belva inferocita dalle ferite prendeva di mira tutto quello che gli capitava a tiro e scompariva rapido fra le onde. Due incrociatori saltarono in aria colpiti dai siluri implacabili.Un trasporto truppe ebbe un siluro a centro nave e dopo breve agonia scomparve affondando di prua. Con gli ultimi siluri rimastigli e mentre il convoglio proseguiva la sua folle corsa verso il suo ineluttabile destino,centrò ancora due CT,quelli più implacabili e che non lo mollavano un attimo.Gli altri battelli dello sbarramento e gli aerei avrebbero ulteriormente decimato il convoglio.Con il compartimento di poppa allagato,faceva miracoli per mantenere una parvenza di assetto. Ma la prua usciva spesso dall’acqua e invisibile nel buio scompariva per riapparire pochi minuti dopo.
In mezzo al mare,avvinghiato al carabottino e gli occhi brucianti a causa della nafta,guardavo verso l’Iride,come ipnotizzato.
Ormai stava per albeggiare ; a levante già rischiarava e annunciava un altro giorno di battaglia e di scontri.
Nella solitudine che regnava intorno a noi,nel vago chiarore,vedemmo emergere la prua dell’Iride in un ribollire di schiuma a pochi metri da noi.
Duval fu il primo a comparire in torretta,con la sua eterna sigaretta spenta fra le labbra e il suo berretto logoro,sformato e con gli ori assorbiti dal salino. Un cenno di saluto verso di noi mentre si prendeva a nuotar faticosamente verso il battello.
Non sarebbe mai tornato alla base senza recuperarci !
Quelli che il destino aveva stabilito che sarebbero sopravvissuti a tutto quell’orrore,avrebbero raccontato di due comandanti,uno di fronte all’altro,accanto alla fiera torretta,che si stringevano la mano commossi.
Quello era tutto ciò che c’era da ricordare e trasmettere a figli e nipoti,futuri protagonisti della rinascita di un paese
ormai all’alba di una immane tragedia finale.
Una sola nota a margine di queste brevi ma appassionate righe ed è riservata al Cte Duval,al quale va tutta la mia personale stima e ammirazione : irruento,istintivo,ma al contempo un uomo generoso,integro e leale che chiunque vorrebbe per amico.
Mediterraneo 1942 / 2006
Cte ETNA
Grupsom - Sommergibili Mediterranei