Regio Sommergibile Platino
Affondamento del Narkurda (racconto di Sandro Belvedere)
Il 7-11-1942 il "PLATINO" parte da Cagliari per la sua decima missione di guerra al comando del T.V.. Roberto Rigoli : destinazione la rada di BOUGIE sulla costa algerina. La rada è caratterizzata da bassi e infidi fondali e da una nutrita sorveglianza costiera e navale.Di seguito trascrivo il rapporto che il comandante Rigoli inoltrò dopo la violazione della rada e l’affondamento del piroscafo britannico “ NARKUNDA” di 16.642 ton. avvenuta il 13-11-1942. La cosa strana è che negli archivi italiani e inglesi il NARKUNDA venga dato solo come danneggiato e invece affondato da nostri bombardieri: certo su un fondale di quella portata non poteva finire completamente sommerso;i bombardieri ,di fatto,hanno colpito solo il relitto poggiato sul fondo. Ne mai gli alleati tentarono di recuperarlo trattandosi solo di un relitto.Sappiano gli storici che ,anche per questa azione, il PLATINO ricevette la medaglia d’argento così come è scritto nella motivazione ufficiale. Mi auguro che gli annali dell’ufficio storico della marina siano corretti al riguardo.
Ecco quindi quello che scrive il Comandante Rigoli(rapporto ufficiale allegato in fascicolo Platino)
“……….
01.31 Avvisto una corvetta con beta largo sulla sinistra, 30° a dritta della
prora. Metto la prora sopra. L' unità nemica, però, stringe improvvisamente
il beta e si avvicina fino a non più di m. 300. Non posso eseguire la
rapida perché il rumore degli sfoghi d'aria e il ribollire delle acque
fosforescenti mi avrebbero immediatamente denunciato. Dò ordine che si
faccia il silenzio più assoluto. La corvetta mi gira attorno perché
non ce la faccio più a seguirla con la prora. La fosforescenza mi sconsiglia
di aumentare i giri delle eliche. Mi attendo ormai di essere scoperto, ma la
corvetta invece si allontana lentamente verso costa. Ne approfitto per presentarle
la poppa. Poiché però l'unità nemica giunta in costa inverte
la rotta, alle
01.42 ordino la rapida immersione. Posa sul fondo a m. 30.
01.50 Emergo. Si vede chiaramente la corvetta che si allontana. Proseguo in
affioramento con rapida allagata. I fondali diminuiscono fino a m. 20. Il piroscafo
in fiamme della sera prima brucia sempre, ma le sue sovrastrutture sono crollate.
Il suo bagliore impedisce di vedere però tutto ciò che sta dietro
al piroscafo e minaccia di farmi scoprire dalle corvette che scorgo pendolare
a lentissimo moto a poppa e sulla dritta. Odo varie battute di peritero, ma
non me ne preoccupo perché sono a circa 2.000 m. dalla costa e su basso
fondale. Questa navigazione nell'interno della rada al di dentro della linea
di vigilanza si svolge nella massima calma, perché la sorveglianza pare
interessarsi solo a ciò che avviene all'esterno.
02.13 Accosto a dritta perché non avendo un'idea esatta della posizione
temo di andare su fondali molto bassi (siamo già a 19 metri). D'altra
parte non ho ancora avvistato niente e desidero portarmi verso il porto piuttosto
che nel fondo della rada.
02.33 Una corvetta sembra voler dirigere sulla mia unità. Fermo le macchine
per la fosforescenza, ma poco dopo allarga il beta e si allontana.
02.35 Avvisto contro il massiccio di Capo Carbon una massa scura che riconosco
per un grosso piroscafo. Una corvetta vi passa davanti dirigendo al largo. Manovro
per attaccare il piroscafo che è alla fonda fermo. L' ombra della costa
molto alta fa sì che da quel lato il buio è profondissimo. Non
riesco a scorgere altri piroscafi benché debba essere proprio davanti
al porto
03.14 Viene lanciato da un'unità navale all'esterno della rada un razzo
illuminante. Subito dopo scorgo un insolito movimento fra le corvette di vigilanza
esterna. Un c.t. dirige a forte andatura verso levante segnalando con testa
d'albero. Altre unità rispondono. Una accende addirittura i fanali di
via. Credo giunto il momento di lanciare approfittando del fermento nato all'esterno.
03.26 Su beta circa 90° a sinistra, distanza m. 1.000, lancio i siluri di
prora a brevissimo intervallo fra di loro. Due sono regolati a m. 7 e due a
m. 5. Vedo subito due delle scie che si interrrompono a circa m. 250 formando
due grandi chiazze d'aria. Due siluri si sono infilati nel fondo. Al momento
del lancio siamo a m. 17 di fondale. Gli altri due arrivano quasi contemporaneamente
al centro del piroscafo. La vicinanza dalla costa e il fondale hanno fatto sì
che lo scoppio è stato formidabile e il battello stesso ha sobbalzato
fortemente. Si è vista una bassa vampa e una grande colonna di fumo mista
a rottami. Il piroscafo colpito poco a poppavia della plancia, si piega prima
in chiglia, poi evidentemente posandosi sul fondo, si raddrizza restando lievemente
sbandato sulla Sn. I particolari del bersaglio malgrado la vicinanza non sono
molto visibili data l'ombra del monte sull'acqua, ma si è potuto vedere
trattarsi di un grosso piroscafo con un alto cassero e un alto castello, due
corti e massicci alberi con picchi di carico, una grande plancia dalla sagoma
rettangolare, al centro, un corto fumaiolo. Appena eseguito il lancio accosto
tutto a dritta e dirigo per Nord, volendo raggiungere subito più alti
fondali per immergermi. Le corvette e i cc.tt non paiono rendersi ben conto
dell'accaduto perché continuano come prima a cercare all'esterno della
baia e a segnalare. Suppongo siano occupati nella ricerca di qualche altro sommergibile.
Poco dopo però avvisto una corvetta di prora con beta 0°. Mi viene
addosso decisamente. Distanza intorno ai 1.000 m. Presumo sia la stessa passata
davanti al bersaglio una mezz'ora prima e addetta alla vigilanza ravvicinata.
03.45 Rapida immersione. Decido di passare la linea di vigilanza esterna in
immersione; ne ho tutto il tempo. La corvetta non mi ha avvistato perché
non lancia nessuna bomba. Mi poso sul fondo (m.26) quindi, quando gli idrofoni
danno la corvetta di poppa inizio lo spostamento verso Nord; avendo notato fin
dalla sera prima una corrente notevole che porta verso Capo Carbon, metto rotta
20°.
05.43 Dopo accurato ascolto idrofonico emergo. Sono già fuori del Capo
Carbon; noto che non mi ero sbagliato sulla corrente perché non sono
affatto venuto più a levante. Avvisto subito diverse corvette lontane,
ma tutte di poppa.............................................."
Ma veniamo a oggi.
Questo il rapporto del Comandante Rigoli. Per inciso , egli fu poi inviato in atlantico ,ove comandò il Barbarigo dopo Grossi.Qualche giorno fa mi sono recato c/o l’ Ufficio Storico della Marina Militare,con sede in Roma, per consultare ,tra l’altro, proprio il fascicolo del Platino.Comprenderete certo l’emozione di toccare con mano documenti e “carte”dell’epoca.Avevo la pelle d’oca.Leggere i rapporti, i telegrammi,guardare le schede,……vedere riportato su lucido dell’epoca gli schemi d’attacco utilizzati.!!!!
Ricorrendo la data dell’affondamento
allego qui un documento di Supermarina e dell’Amm. Legnani. Nel primo
di parla di una ricognizione aerea italiana effettuata lo stesso giorno dell’affondamento
che evidenzia un piroscafo “semisommerso sul fianco“.Va precisato
che ,da ricerca effettuata su internet, il giorno prima(12-11-1942) l’Aereonautica
Tedesca aveva effettuato una missione proprio sulle unità alleate nella
rada di Bougie ( Ju 88 del I/KG 60 partiti dall‘aereoporto di Elmas) cui
probabilmente è da riferire il piroscafo in fiamme osservato dal Platino.
Allego anche il lucido dell’epoca ,trovato nel fascicolo del Platino,con
la rotta seguita,le fasi di immersione/emersione con i rispettivi orari. E da
sottolineare la scarsità di fondo in cui andò a operare il sommergibile.Nella
parte del rapporto di Rigoli che non è qui postata si precisa che
I tratti in emersione più vicino alla costa erano stati fatti in affioramento
con tutto il cannone completamente sommerso e appena di torretta fuori!!Ciò
grazie anche alle condizioni ottime di mare.
Ricordo che i siluri vennero lanciati da circa 1000m in soli 17 m di acqua e
che il piroscafo era in costa. Sarebbe potuto completamente sprofondare sott’acqua
in così poco fondo??non si considerano affondate le unità inglesi
nella missione di Alessandria,pur rimanendo visibili,grazie al basso fondo?
Il fatto che L’Ammiragliato britannico non confermi e non smentisca, è
sufficiente a non dare come affondato dal Platino un piroscafo che di fatto
lo è(16.642 ton, 177m di lunghezza x 21 di larghezza della compagnia
inglese P&O) ?
Si continua a considerarlo danneggiato dal Platino o affondato dai bombardieri
tedeschi
Mi riprometto di ricercare traccia delle foto scattate in ricognizione magari presso l’ufficio Storico dell Aereonautica.
Vorrei anche soffermarmi su quanto
riportato dal II tomo del volume “Sommergibili italiani” di Turrini-Miozzi
ed edito dall’ Ufficio Storico della Marina Militare,dove
alla pagina 696 riporta le ore 03.46 come ora del lancio dei siluri e afferma
testualmente “ A causa del basso fondale alcuni siluri si insabbiarono,mentre
almeno uno di essi andò a segno. L’esito non fu accertato.”
Come si evince dai documenti l’ora di lancio era le 03.26 e i siluri lanciati
e che hanno colpito sono due; Il risultato fu accertato a vista.