Regio Sommergibile ANFITRITE

Classe "600" Serie Sirena - Tipo Bernardis

 

D'Amelio Francesco

Serg.Elettricista

 

Francesco Antonio D'Amelio nacque, per sbaglio, a Genova il 5/10/1917, ma di famiglia leccese, è vissuto sempre a Lecce.
All'età di 19 anni, l'8/1/1937, si arruolò volontario nella Regia Marina e, forse per scelta forse per disposizioni superiori, fu destinato nei sommergibili.
Partecipò subito, quindi, alle OMS nella campagna 1936-39 e di questo periodo gli unici documenti che rimangono in mio possesso sono quelli che potete visionare nelle Immagini .

D'Amelio racconta.......

"Alle ore 08.00 circa al largo di Capo Sidero (Isola di Caso - Egeo). Il battello, per un guasto dell'impianto idrofonico non riuscì a rilevare l'arrivo di una squadra navale inglese. Scoperto all'ASDIC, fu costretto ad emergere per le avarie subite dopo lunga caccia da parte del Ct britannico "Greyhound". Venne autoaffondato dall'equipaggio, dopo aver avuto numerosi morti e feriti a bordo per il tiro d'artiglieria nemico. I superstiti vennero tratti in salvo dalla nave britannica".
Questo è quanto si legge sui vari documenti ed effettivamente mio padre mi raccontava che per un mal funzionamento dell'idrofono il smg emerse in pieno convoglio inglese, accortisi dell'errore fu dato immediatamente l'ordine di immersione rapida ma gli inglesi, a cui non sfuggì la manovra, fecero oggetto l'Anfitrite di lancio di bombe di profondità che colpirono il smg rendendo necessaria l'emersione, a causa dei danni subiti.
Il smg emerse sbilanciato a poppa presentando quindi la prua sollevata, ciò costrinse i primi che uscivano dal suo interno a dirigersi verso prua dove si trovava il cannoncino.
Gli inglesi, a detta di mio padre, pensarono che gli italiani volessero reagire al fuoco nemico, cosa che probabilmente, viste le condizioni, non era assolutamente nelle loro intenzioni, e quindi iniziarono a colpire i nostri con una sventagliata di mitraglia, falciando quei poveri sventurati mentre uscivano all'aperto.
Questo è quanto mi è stato raccontato da mio padre sull'episodio dell'affondamento e quanto lui, molto più avanti negli anni, ha ripetuto diverse volte ai nipoti, sempre uguale, e si è soffermato sempre, quasi con le lacrime agli occhi, certamente con molta commozione, sul fatto che "alcuni marinai che uscirono prima di lui furono proprio falciati dalle raffiche di mitraglia", soprattutto ricordava quel compagno che gli cadde addosso "quasi tagliato a metà" queste erano sempre le sue parole; da ciò si deduce che i marinai uscirono o dalla torretta o dal boccaporto ( è giusto chiamarlo così ?) posto tra torretta e cannoncino o da qualche altra parte e "sembrava si dirigessero verso il cannoncino".
Per fare questo dovevano necessariamente essere in superficie, e mi ripeteva che erano appoppati.
Chissà se le cose andarono veramente in questo modo, comunque questi sono stati i racconti di chi quelle ore le ha vissute in prima persona, le ha ricordate con grande sofferenza e credo che abbiano lasciato il segno sulla sua esistenza, come su quella di tanti altri reduci; come siano andati realmente i fatti forse non lo sapremo mai, ormai credo che la verità se la siano portata nella tomba i caduti e i superstiti.

Accortisi evidentemente dell'errore e del fatto che il smg non poteva manovrare, gli inglesi interruppero le ostilità e fecero prigioniero il resto dell'equipaggio.
Non ricordo che papà mi abbia parlato del numero dei superstiti.
Dopo l'affondamento, mio padre fu portato in un campo di prigionia in Inghilterra dove rimase fino al 23/4/1946.
Non so quale fu il percorso che lo portò fino in Inghilterra; mi sembra di ricordare qualcosa che riguardava l'Africa ( passarono anche da qualche base vicino ad El Alamein? )

 

"Fazzoletto di cm 60 x 35 da lui ricamato durante la prigionia.
Lui lo definisce "ricordo di prigionia".
Da notare che la data di esecuzione risale a pochi mesi dopo la tragica avventura che aveva appena vissuto, quella dell'affondamento della sua unità e della morte tragica di molti suoi compagni.
Si legge la data e il luogo dell'evento bellico e la data e il luogo dell'esecuzione ( 19/07/1941 - Pretoria )
Non oso e non faccio alcun tentativo di immaginare quali potessero essere i suoi pensieri durante l'esecuzione di questo manufatto: probabilmente ancora non sapeva che la sua famiglia era stata messa al corrente della sua incolumità, forse c'era un pò di nostalgia per la sua unità?
Una cosa mi lascia oltremodo perplesso: da come si legge si trovava a Pretoria in sud Africa?
Questo documento potrebbe così fare un pò di luce su quello che è stato tutto il suo viaggio prima di arrivare in Inghilterra



Comunque fossero andate le cose, a casa, a Lecce giunse la notizia dell'affondamento del sommergibile e della sua morte e gli furono tributati tutti gli onori del caso; furono officiate esequie solenni con discorsi di circostanza da parte delle autorità e quant'altro e furono anche stampati i ricordini del "defunto".

Dopo sei mesi o un anno giunse la notizia che era vivo e prigioniero degli inglesi e così gli fu inviato il "ricordino" da defunto e insieme ai suoi compagni di prigionia potè sorridere della sua avventura.
Mi raccontava che nella fattoria dov'era è stato trattato molto bene; imparò a parlare molto bene l'inglese e, dopo il suo ritorno, rimase in contatto epistolare con i proprietari della fattoria.
Nelle Imamgine allegate si può vedere il documento di identità da prigioniero di guerra e foto di papà con alcuni compagni di prigionia, chissà se qualcuno non riesca a riconoscere qualche familiare; non so se fra questi ci fosse anche qualche altro marinaio imbarcato sul sommergibile Anfitrite.

A completamento della storia, gli altri attestati in mio possesso, sono riportati in ordine di data di emissione/assegnazione, e per finire, il foglio di Congedo.

 

IMMAGINI del Serg.D'Amelio Francesco

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