Regio Sommergibile NEREIDE

 

 

 

Varato con il nome di una ninfa marina il 12 luglio 1913, entrò in servizio il 20 dicembre dello stesso anno e venne assegnato alla III° Squadriglia Sommergibili di Brindisi.
Fu la prima unità subacquea ad operare dopo la dichiarazione di guerra all’Austria in quanto si trovava già in agguato nelle acque di Cattaro nella notte dal 23 al 24 maggio 1915: rientrò da questa missione il giorno 25, dopo aver percorso oltre 280 miglia e navigato in immersione per trentasette ore……
Partecipò ad altre missioni, poi venne inserito nei turni di vigilanza che si effettuavano nelle acque di Pelagosa……

Questo piccolo arcipelago (situato a grandi linee tra la penisola del Gargano e la costa dalmata, oggi territorio croato) era appartenuto al Regno delle Due Sicilie fino all’unità d’Italia; ma il nuovo stato, non avendone colto sulle prime l’importanza strategica, se ne era dimenticato e gli austroungarici l’avevano occupata senza problemi fin dal 1873.
Con lo scoppio della guerra tra i due stati, gli italiani temendo che l’isola potesse costituire per il nemico un osservatorio ideale sui movimenti della nostra flotta nel Sud Adriatico, tornarono a riprendersela nella notte tra il 10 e 11 luglio 1915, quando un distaccamento di nostri marinai sbarcò a Pelagosa Grande, neutralizzando senza problemi la piccola guarnigione austriaca.
Invano la mattina del 28 luglio gli austroungarici tentarono di riconquistarla: l’attacco, condotto dal mare e da terra venne vittoriosamente respinto dai marinai del contingente italiano che, pur essendo armati solo di artiglierie leggere, riuscirono a contrastare con efficacia la fanteria nemica, costringendola al reimbarco. Nei giorni seguenti Pelagosa fu anche sorvolata da un idrovolante austriaco che sganciò alcune bombe, che fortunatamente finirono in mare.
Dopo questo bombardamento, allo scopo di impedire il ripetersi di attacchi nemici, il Comando italiano stabilì che la Squadriglia Sommergibili di Brindisi provvedesse ad inviare a turno una delle sue unità nelle acque dell’isola.
Nelle consegne per i battelli in missione a Pelagosa si evidenziava l’elevato il rischio di attacco da parte delle unità nemiche, anche a causa della trasparenza delle acque. Era pericoloso anche sostare troppo a lungo in superficie nello stesso punto.
Per evitare di essere scoperti era necessario passare la notte immersi e, durante il giorno, navigare in emersione e tenersi sotto l’isola in modo da proiettarsi contro la roccia, per essere meno visibili possibile dal largo.

All’alba del 5 agosto 1915, verso le h.4.30/5.00 ca., Nereide fu visto ormeggiarsi all’approdo di Zadlo (l’ormeggio dei battelli sull’isola di Pelagosa Grande). Il Comandante TV Carlo Del Greco, richiese per l’ormeggio aiuto da terra, e questo gli venne inviato tramite un battellino che portava a bordo un nostromo...
Ma appena terminata la manovra, il sommergibile mollò improvvisamente l’ormeggio ed iniziò nuovamente a manovrare iniziando l’immersione.
Secondo il rapporto compilato dal TV Da Zara, comandante del presidio italiano di Pelagosa, si vide a quel punto la scia di un primo siluro proveniente da SW passare di prua a Nereide e subito dopo la scia di un secondo, che colpì in pieno il nostro battello, il quale nel frattempo aveva messo in moto con la prora a libeccio (=SW) ed era già quasi completamente immerso, tranne che per la parte alta della torretta. Nereide affondò immediatamente, sollevando una colonna d’acqua scura.
Sostanzialmente coincidente, per sua parte, fu anche il rapporto di G.Ritter Von Trapp, comandante dell’U-5, il battello nemico autore dell’affondamento.
A quel punto dall’isola videro il periscopio del sommergibile austriaco che si avvicinava: quando fu ad una distanza di ca. 500 m. i nostri spararono un colpo di cannone da 76 mm. che purtroppo mancò il bersaglio.
Subito dopo dalla base italiana partì un battellino dirigendosi sul luogo dove Nereide era affondato (ca. 250 m. dalla spiaggia di Zadlo, per SSW) nel tentativo di soccorrere eventuali superstiti. Sull’acqua galleggiava la boa telefonica di soccorso, che venne subito collegata con un telefono da campo, ma tutti i tentativi di chiamata furono vani, dall’interno del sommergibile non giunse alcuna risposta: erano tutti morti.
Ma cosa era avvenuto realmente, e che cosa aveva spinto il Comandante Del Greco a ritornare così tempestivamente sui suoi passi appena dopo aver attraccato a Zadlo?
Quasi sicuramente si era accorto della presenza di U-5, che manovrava immerso per attaccare la sua unità e senza un attimo di esitazione aveva interrotto l’ormeggio e proceduto all’immersione per tentare di sottrarre il suo battello all’insidia nemica e naturalmente di sferrare l’attacco. Carlo Del Greco si era reso conto di affrontare una situazione di estremo pericolo, ma non ebbe un attimo di esitazione: per questo motivo gli venne conferita la MOVM alla memoria.

Nel 1972 il governo jugoslavo decise, durante una missione di addestramento per palombari, di recuperare il vecchio relitto, risalente alla Grande Guerra, situato nelle acque di Pelagosa. Accertarono che si trattava di un battello italiano, lo identificarono come Nereide, ed inoltrarono le debite comunicazioni al nostro Ministero degli Esteri, dal quale però non ricevettero alcuna risposta.
Allora la Marina Jugoslava decise di procedere autonomamente.
Con l’ausilio della nave appoggio Spasilach e di 24 sub, (i famosi Mornar, della Marina Militare Slava, tutti ottimamente addestrati presso la Scuola per Subcquei Militari di Edessa, la stessa della Marina Sovietica) Nereide, che giaceva a 37 m. di profondità, spezzato in due tronconi, venne riportato alla superficie.
All’interno vennero recuperate dieci salme e numerosi oggetti. Poi i due tronconi del battello vennero portati al largo e fatti esplodere con i suoi stessi, vecchi siluri rimasti a bordo.

Nereide scomparve in acque profonde per l’ultima volta ……
Il 10 giugno 1972 la Marina Militare Italiana rendeva onore alle salme dei caduti nel Cimitero Militare di Brindisi.

fonti bibliografiche e fotografiche:
“Sommergibili italiani” – di A. Turrini/O.Mozzi – USMM
“Rapidi ed invisibili” – a cura di A. Marzo Magno – Il Saggiatore)

 

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