Regio Sommergibile Delfino
classe "Squalo"
Il Smg. DELFINO (2°) (lo stesso nome era stato già portato dal nostro primo battello, progettato e costruito dal Gen. Pullino all’inizio degli anni ’90 dell’800) apparteneva alla classe “SQUALO”, classe che, derivata con qualche miglioria dalle precedenti classi “PISANI” e “BANDIERA”, risultò efficiente ed affidabile e chiuse, di fatto, il periodo sperimentale delle nostre costruzioni subacquee.
La classe “SQUALO” comprendeva quattro sommergibili (SQUALO (2°), NARVALO (2°), DELFINO (2°) e TRICHECO (2°)), tutti realizzati presso i cantieri C.R.D.A. di Monfalcone (GO) negli anni fra il ’28 e il ’31. Il DELFINO era stato impostato il 27 ottobre 1928, varato il 27 aprile 1930 e consegnato alla Marina il 19 giugno 1931.
Attività Operativa
All’entrata in servizio il DELFINO, unitamente agli altri tre battelli della classe, è assegnato alla 2ª Squadriglia Sommergibili di base alla Spezia. Nel 1933, insieme al TRICHECO, compie una lunga crociera fino in Mar Nero.
L’anno dopo i quattro battelli classe “SQUALO” vengono trasferiti a Napoli, dove costituiscono la 4ª Squadriglia Sommergibili. Da qui, ancora il DELFINO e il TRICHECO svolgono una seconda crociera nel Mediterraneo orientale. Fra il ’35 e il ’36 il DELFINO alterna la permanenza in acque metropolitane con lunghi periodi a Tobruk (Libia), assegnato al Gruppo Sommergibili colà dislocato.
Sul finire del 1936, al comando del T.V. Folco BUONAMICI, il battello partecipa alla guerra di Spagna, svolgendo una missione speciale dal 9 al 24 dicembre. In agguato nelle acque fra Barcellona e Tarragona, tenta un solo attacco contro un piroscafo, senza tuttavia portarlo a termine. Nel 1937 il DELFINO è dislocato in Mar Rosso. Successivamente, i quattro battelli della classe vengono nuovamente riuniti: dapprima, nel ’38, costituiscono la 33ª Squadriglia del 3° Gruppo Sommergibili di base a Messina; poi, nel ’40, vanno a formare la 51ª Squadriglia del 5° Gruppo Sommergibili dislocato a Lero (Egeo). All’entrata dell’Italia nella 2ª G.M., il 10 giugno del ’40, il DELFINO, al comando del T.V. Giuseppe AICARDI, è già in agguato nello stretto di Caso (Egeo). Poi le missioni si susseguono a ritmo serrato.
Il 18 luglio, mentre è in agguato nel canale di Doro, subisce l’attacco di un sommergibile inglese, ma riesce a schivarne il siluro; qualche ora più tardi, però, il DELFINO riavvista il sommergibile nemico e, a sua volta, gli lancia contro un siluro. Un forte boato e un’alta colonna d’acqua fanno ritenere che il siluro sia andato a segno, ma di questa azione non si troverà poi alcun riscontro nella documentazione inglese.
Il 15 agosto, stando in pattugliamento fra le isole Cicladi, il DELFINO è protagonista di un episodio che è spiacevole da ricordare, tant’è che per lungo tempo è stato sottaciuto dalla storiografia ufficiale: l’affondamento del vecchio Incr. leggero HELLI della Marina greca, nella rada dell’isola di Tino, mentre sono in corso i festeggiamenti di Ferragosto. In quella circostanza viene colpito anche un piccolo piroscafo, che si poggia sul fondo, mentre un terzo siluro va a schiantarsi sulla testata di un molo.
L’attacco, pianificato e condotto in gran segreto (neppure il ministro degli Esteri, Ciano, ne è informato), è stato ordinato dal Governatore dell’Egeo, lo zelante e bellicoso quadrumviro De Vecchi, su direttive superiori (pare per ordine proprio di Mussolini, tramite SUPERMARINA); direttive che però egli ha rincarato di sua sponte quando ha dato istruzioni (solo verbali) al Com.te Aicardi. Lo scopo è quello di intimidire la Grecia, ancora non coinvolta nel conflitto ma sospettata, e non a torto, di favorire le operazioni inglesi nell’Egeo.
Alle proteste dei greci, il nostro governo risponde respingendo ogni accusa, ma viene smentito dal ritrovamento dei rottami di un siluro di fabbricazione italiana; al che si replica col patetico tentativo di addossare la responsabilità agli Inglesi, cui a suo tempo erano state vendute armi del nostro silurificio di Fiume, i quali avrebbero compiuto l’azione per farne incolpare gli Italiani.
Dopo la guerra, il Com.te Aicardi riferirà di essere entrato nella rada per colpire due piccoli mercantili, quando vide sopraggiungere l’HELLI che pareva dirigere proprio sul sommergibile: inevitabile attaccarlo. Un brutto episodio, inutile e ignobile, che ottiene soltanto il risultato di suscitare grande risentimento verso l’Italia. Alla fine del conflitto, nell’àmbito del Trattato di Pace, la Grecia chiederà ed otterrà l’assegnazione, in conto riparazioni di guerra, del nostro Incr. EUGENIO di SAVOIA, cui apporrà il nome di HELLI.
A novembre del ’40 il T.V. AICARDI cede il comando del DELFINO al C.C. Alberto AVOGADRO di CERRIONE. Nella successiva missione, dal 25 al 30 novembre nel Nord Egeo, la notte del 29 avvista un convoglio contro il quale lancia due siluri. Si odono nettamente due esplosioni e si ritiene di aver colpito (forse il Ct. greco PSARA), ma anche in questo caso non si avrà mai conferma.
Il 1° agosto ’41, nel corso di un pattugliamento al largo di Tobruk, il DELFINO viene attaccato da un aereo inglese tipo “Sunderland”, ma si difende con le proprie mitragliere e riesce ad abbatterlo, recuperandone poi quattro membri dell’equipaggio. Le successive missioni fino al febbraio ’42 si svolgono nel Canale di Sicilia e nelle acque maltesi. Nel febbraio ’42 al Com.te AVOGADRO succede il T.V. Mario VIOLANTE, che terrà il comando del battello fino alla sua perdita. Con il nuovo Comandante, il DELFINO viene assegnato alla Scuola Sommergibili a Pola, dove effettua 67 uscite per addestramento.
Ma il 10 novembre ’42 è di nuovo in prima linea a Taranto, impiegato nell’oneroso compito del trasporto di materiali verso l’Africa Settentrionale. In tre missioni, fra il 13 novembre ‘42 e il 6 gennaio ’43, trasporta oltre 200 tonnellate di munizioni e di carburante. Dopo di che entra in Arsenale a Taranto, per un periodo di lavori fino al 20 marzo, al termine dei quali dovrà trasferirsi ad Augusta.
E infatti, il giorno 23 marzo, alle 12.15, il DELFINO lascia Taranto, seguito dalla pilotina che deve scortarlo fuori dal porto. Giusto un’ora più tardi, nel punto a sei miglia e mezzo per 205° dal faro di S. Vito, un’improvvisa avaria al timone verticale fa accostare bruscamente il sommergibile: la collisione con la pilotina è inevitabile. La falla che si produce nella zona poppiera è ampia. Impossibile ogni provvedimento: il battello affonda rapidamente, portando con sé 28 uomini dell’equipaggio. Fino a quel momento il DELFINO ha compiuto 29 missioni operative, percorrendo un totale di 17.429 miglia, di cui 1.756 in immersione
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Grupsom - Sommergibili Mediterranei