Regio Sommergibile Gondar

serie “ADUA”(detta l'Africana) della classe “600” di sommergibili costieri.

 

 

Il  fallito tentativo dell'Agosto 1940 contro Alessandria d'Egitto con la conseguente perdita del Sommergibile IRIDE, non scoraggiò gli uomini dei mezzi d'assalto, anzi il lavoro  continuò in  maniera alacre per allestire nuove missioni.
Vennero allestiti allo scopo  due nuovi Sommergibili, Gondar e Scirè , a questo scopo n coperta vennero sistemati n° 3 cilindri  (uno a prora e due affiancati a poppa)costruiti nello stabilimento industriale OTO di La Spezia, eliminando definitivamente il gravissimo inconveniente di vincolare la navigazione del sommergibile  ad una profondità massima di 30 metri. Ora i sommergibili potevano spingersi, senza recare danni agli SLC,  fino a circa 90 metri .
Al comando del Gondar fu chiamato il Tenente di Vascello Francesco Brunetti, il Comandante aveva chiesto di portare a termine l'operazione(G.A.1.) tragicamente interrotta con il sommergibile Iride.
La perdita del Sommergibile Gondar  e la conseguente interruzione della missione G.A.2  vengono raccontate  dal C.te Brunetti  nel suo rapporto di missione redatto  il 9 Novembre 1944 presso  MARIASSALTO Taranto.

La sera del 23 Settembre l'unità arrivò a Messina ed imbarcò il gruppo di operatori subacquei che dovevano affettuare la missione finale di incursione nel porto.
Il giorno 25 il Gondar iniziò la navigazione in direzione di Alessandria d' Egitto, mantenendosi in immersione, ma dato che la squadra navale britannica era uscita da Alessandria, Supermarina ordinò al T.V. Brunetti di dirigersi verso Tobruk per attendere in porto un' altra occasione, era il 29 settembre.
Mentre l' unità si dirigeva verso la destinazione assegnatagli, alle 20,30 del giorno 29, il Gondar avvistò dritto di prora due unità nemiche e, per cercare di non farsi vedere si immerse alla quota di 80 m.
Purtroppo, però, le due unità nemiche riuscirono ad individuare il sommergibile iniziando un' assidua caccia che durò ben 14 ore.
Fatto segno di numerose bombe di profondità che con il loro scoppio provocarono gravi danni con conseguenti falle che iniziarono ad allagare lo scafo resistente, il comandante decise di emergere per evitare il peggio e per poter salvare l'equipaggio che già subì la perdita di un marinaio e quindi di autoaffondarsi.
I naufraghi vennero recuperati dai caccia britannici Stuart e Diamond artefici, con l' appoggio di un aereo, del fortunato attacco.

 

Specifiche Tecniche

Dislocamento normale

680 tonn

Dislocamento in immersione

848 tonn

Dimesioni

60,18 x 6,45 x 4,6 m

Apparato motore

2 diesel da 1.400 hp +2 elettr.da 800 hp

Velocità in superficie

14 Kn

Velocità a scafo immerso

7,5 Kn

Autonomia

2.200 Mgl a 14 Kn in sup. - 74 Mgl a 4 Kn in imm.

Equipaggio

45/46 uomini

Armamento dopo le modifiche

6 tls da 533 mm - 3 SLC - 2/4 mitr. da 13,2

 

La Tragedia del Gondar

Il comando del Gondar fu preso dal tenente di vascello Brunetti, che aveva espressamente ri­chiesto di portare a termine la missione inter­rotta per la perdita dell’Iride e vendicare i suoi uomini, contro le navi alla fonda dentro Ales­sandria. Giunto in un punto prefissato, davanti alla base nemica, il Gondar doveva effettuare la fuoruscita degli operatori in trenta minuti e rientrare alla base.
Il Gondar non poté ritornare a Messina dove aveva imbarcato il comandante Giorgini, capo della missione, e gli operatori: tenente di va­scello Alberto Franzini, capitano del genio na­vale Elios Toschi, capitano delle armi navali Gustavo Stefanini, guardiamarina Alberto Ca­cioppo, sergente palombaro Umberto Ragnaii, sergente palombaro Alessandro Scappino, oltre
le riserve: sergente palombaro Aristide Calca­gno, sergente palombaro Giovanni Lazzaroni, capo elettricista Cipriano Cipriani.

Fu affondato il 30 settembre mattina, dopo do­dici ore di attacchi, da due cacciatorpediniere, una corvetta e un quadrimotore Sunderland; si era trovato in mare in concomitanza con un’usci­ta della Flotta del Mediterraneo che aveva mes­so in moto tutto l’apparato offensivo e difensi­vo aeronavale britannico. Invano Supermarina, informata dell’uscita delle forze navali di Cun­ningham, aveva richiamato indietro il nostro battello. Il Gondar era già stato colato a picco nelle acque di Alessandria, dopo una caccia spietata. Quando la situazione, a seguito delle gravi avarie provocate dal lancio delle bombe durante tutta la nottata, divenne insostenibile, il comandante Giorgini dette ordine di emerge­re e abbandonare l’unità. Vedendo apparire il Gondar in superficie, le tre unità inglesi inizia­rono il fuoco, mentre il Sunderland lanciava le sue bombe. Non avendo la possibilità di attac­care con il siluro, fatta evacuare l’unità, Bru­netti discese da solo in camera di manovra, aprì gli sfoghi d’aria dell’emersione, dei doppi fondi centrali e della rapida; tornato in plancia attese che l’unità affondasse; si trovò in mare quando il sommergibile andò a fondo. All’appello man­cava solo l’elettricista Luigi Longobardo, napo­letano ventenne che, dando prova di eccezio­nale coraggio e profondo senso del dovere, era restato sul posto fino all’ultimo per contribuire alla salvezza del Gondar: il ritardo a porsi in salvo gli era costata la vita.
Altro tragico caso, se non per la perdita di vite umane, per quella, agli effetti operativi, di un sommergibile attrezzato appositamente al tra­sporto degli S.L.C., di un intero nucleo di ope­ratori e del comandante della I flottiglia Mas.

Il Gondar evita una Bomba, (al centro)gli uomini si gettano in mare, l'Unità cola a picco.

 

La drammatica fine del Gondar: la disperata emer­sione in seguito al ripetuto lancio di bombe di pro­fondità

 

 

Sommergibili II° Guerra Mondiale

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