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ISOROKU
Chi era l’Ammiraglio Isoroku Yamamoto?Era solo la mente geniale che aveva concertato e strenuamente voluto l’attacco a sorpresa su Pearl Harbour?Sorvolando sul significato del suo nome,che tradotto sta per 56,ossia l’età di suo padre alla nascita,una stravaganza tutta giapponese,Egli restò orfano subito dopo la vittoria nella battaglia di Tsushima alla quale aveva partecipato perdendo due dita della mano sinistra . Adottato dalla famiglia Yamamoto ne assunse il cognome,perdendo quello originale di Takano. La nuova famiglia,ricca e benestante, fornì ogni mezzo al giovane per farsi strada ed affermarsi,soprattutto favorendo la sua straordinaria vocazione al mare.
YAMAMOTO
Entrò nella prestigiosa accademia navale di Etajima a soli 16 anni , avendo per compagni tanti aspiranti ufficiali che avrebbe ritrovato anni dopo nella lunga guerra nel Pacifico. Era appassionato inoltre di Dama , Scacchi,Poker e Bridge che giocava con stupefacente concentrazione, grazie anche alla filosofia Zen unitamente ai superstiti valori del codice dei Samurai,il Bushido. Testardo,vagamente anticonformista in una marina al contrario,estremamente tradizionalista,avvertì la necessità di allargare i suoi orizzonti di conoscenza al di fuori della sua patria : subito dopo la fine della prima guerra mondiale , trascorse un paio di anni ad Harward concentrandosi principalmente nello studio
del petrolio e delle nascenti aviazioni da guerra , con tale successo che alcune compagnie petrolifere statunitensi avrebbero fatto carte false per averlo alle proprie dipendenze. Yamamoto aveva ben compreso la struttura della società americana e l’enorme potenziale industriale che la sosteneva : si era fatto numerosi amici,anche influenti,alcuni li avrebbe avuto contro nel corso della guerra , e fu questo il motivo principale della sua riluttanza verso una guerra contro di essi,ritenuti,a torto,da molti suoi compatrioti,smidollati senza orgoglio nazionale,dediti all’alcool e ai piaceri della vita senza freni,inconcludenti e facilmente influenzabili . Errore madornale,perfino tragico alla luce dei fatti successivi , che Egli stesso comunque commise dichiarando ad un corrispondente americano che la marina a stelle e strisce era una marina per tempi di pace,adatta soprattutto a giocatori di bridge e golf .
Tornato in patria con il grado di Capitano di Vascello nel 1926,si dedicò alla costruzione di una marina ben diversa da quella che volevano i vecchi ammiragli,ancora seguaci e sostenitori delle grandi navi corazzate : nel 1927,la Marina Imperiale Giapponese schierava 4 portaerei e altre unità molto avanzate tecnologicamente rispetto anche ad altre marine da guerra, ma soprattutto convintissima di dotare le sue unità di una aviazione navale forte ed indipendente .
Nel 1934,Yamamoto assurse anzitempo allo stato di eroe nazionale, di mito,grazie alla sua influenza e risolutezza manifestate nel corso della Conferenza navale tenutasi a Londra : nei giorni successivi Egli dichiarò ad un giornalista che “ il Giappone non può più sottostare al sistema proporzionale. Non esiste possibilità di compromesso da parte del mio governo su questo punto “
La conferenza si concluse con un nulla di fatto inficiando il vecchio trattato e liberando il Giappone da ogni vincolo in merito alle costruzioni navali. Il suo rientro in patria fu un autentico trionfo tant’è che fu ricevuto dall’Imperatore stesso e da questi ringraziato : per la Marina Imperiale Giapponese era la conferma dei nuovi orizzonti verso i quali si proiettava , la Yamato e la Musashi,due colossi corazzati ritenuti inaffondabili,vennero impostate nei cantieri navali insieme a molte altre portaerei,in parte progettualmente nuove ed altre ottenute da trasformazioni di altre unità non ritenute necessarie.
YAMAMOTO
Eppure,nonostante l’entusiasmo,la fede nella patria,nel 1940,Yamamoto scongiurava il principe Konoye,nuovo capo del governo,di esperire qualsiasi tentativo per evitare il confronto armato,almeno con l’America : fu in quella occasione che Egli pronunciò la famosa frase riportata in prologo , debitamente motivata ,perché ,per quanto si stesse facendo per la Marina da guerra,Egli non riteneva sufficiente il potenziamento in atto . Purtroppo,gran parte dei fondi disponibili,venivano destinati all’esercito sempre più esigente e sempre più influente !
La Marina non era pronta ,così come non erano pronte sia la KriegsMarine sia la Regia Marina Italiana : a poco o nulla servirono uscite come quella dell’Ammiraglio Raeder…..”Ai nostri uomini in mare non resta altro che morire dignitosamente e con onore ! “
Messi insieme i migliori uomini e le menti più brillanti della marina imperiale,Yamamoto iniziò a progettare l’attacco alla base di Pearl Harbour : un colpo micidiale da mettere in ginocchio la marina da guerra americana e soprattutto per indurre gli americani stessi alla ricerca di un compromesso mirato al ripristino della pace.
Doveva essere esattamente così , per poter avere tutto il tempo necessario per allargare e consolidare i domini territoriali giapponesi conquistati e con essi le preziose fonti delle materie prime mancanti al Giappone.
Le continue esercitazioni e l’intensità dell’addestramento aereo-navale non conoscevano sosta , ogni giorno poteva essere l’ultimo prima di scendere in guerra : ormai era chiaro a tutti che il conflitto fosse inevitabile,eppure la popolazione non prese bene la dichiarazione ufficiale di guerra all’America,anzi fu fonte di enormi ansie e a nulla valsero le tante manifestazioni e messaggi destinati a convincere la popolazione : “dulce et decorum est pro patria mori “.
Gli aerei si avventarono sulle unità ormeggiate a Ford Island e sui campi di aviazione con fredda determinazione spargendo distruzione e morte : la collaudata macchina da guerra giapponese aveva dato un assaggio di ciò che era in grado di fare. Schiere di navi partirono alla conquista delle Filippine,di Formosa e delle decine e decine di isole ed atolli sparpagliati nel Pacifico. La bandiera del Sol Levante sventolava ovunque , l’Australia era minacciata da vicino e con essa l’India alla caduta di Singapore e della Birmania.Max espansione giapponese
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Guglielmo Lepre (Etna)