Regio Sommergibile GUGLIELMOTTI
classe “Brin” (Tipo Cavallini)
Il motto : Nella difesa degli oppressi e nella punizione degli scellerati
Ebbe il suo nome di battesimo in onore di Padre Alberto Guglielmotti (al secolo Francesco, 1812-1893), frate domenicano di Civitavecchia, scienziato e storico marinaro, autore di pregevoli opere sulla storia della marina pontificia, nonché del famoso “Vocabolario marino e militare”, opera che resta a tutt’oggi unica nel suo genere.
Fu la seconda unità della Regia Marina a ricevere questo nome: il primo sommergibile “Alberto Guglielmotti”, operativo durante la Prima Guerra Mondiale, fu affondato per errore nel marzo 1917 in Adriatico, da un dragamine inglese.Varato l’11 settembre 1938 e consegnato alla Regia Marina il 12 ottobre dello stesso anno.
L'anno successivo viene avviato ad una missione di addestramento, tendente a ricercare forme più convenienti per il rendimento ed i tempi di navigazione.
Il 21 giugno 1939, parte da Napoli, (al comando di Folco Bonamici), in completo assetto di guerra, giungendo a Lisbona il 29 dello stesso mese. La navigazione di ritorno viene parimenti considerata missione addestrativa, e Guglielmotti, ripartito dalla base portoghese il 3 luglio, rientra felicemente a Napoli il successivo giorno 8.
Dislocato a nella base in AOI di Massaua, al comando del CC Carlo Tucci, il 21 giugno 1940 fu l’artefice del recupero dell’equipaggio del nostro Macallè, che il 12 si era incagliato (causa errore umano dovuto anche alle menomate condizioni psicofisiche dell’equipaggio intossicato dal cloruro di metile) presso l’isolotto di Barr Musa Chebir. Il battello scivolato in alti fondali, era poi stato autoaffondato dall’equipaggio nell’impossibilità di un recupero.
Guglielmotti recuperò in tutto 21 uomini, in condizioni fisiche molto gravi per gli effetti dell’intossicazione.
Settembre 1940– in missione di ricerca del convoglio “BN.4”, in 15°50’N, 41°50’ E, affonda con un solo siluro la petroliera Atlas (4008 tsl.), che navigava isolata.
Anno 1941
Essendo ormai prossima la caduta della base di Massaua, si decide di evacuare da essa tutte le unità e si pone il problema del trasferimento dei battelli in porti amici, allo scopo di evitarne l’autoaffondamento prima che cadessero in mano nemica.
Supermarina, d’accordo con l’Amm. Doenitz, decide di tentare il loro trasferimento a Bordeaux, dove alle dipendenze di Betasom, potevano essere utilmente impiegate per la guerra in Atlantico.
I battelli “africani” si trovarono quindi costretti, ad affrontare il duro viaggio di 13.000 km. da Massaua a Bordeaux, in condizioni di tecniche di efficienza non proprio perfette e con personale logorato dalla lunga permanenza in condizioni climatiche sfavorevoli, in mezzo a mille rischi e difficoltà. (la storia di MARISUPAO, il comando navale italiano in Africa Orientale, e la storia del lungo viaggio di ritorno dei nostri sommergibili saranno trattate successivamente a parte)
Marzo – Salpa da Massaua (al comando del CF Gino Spagone) il giorno 4 per la lunga missione di trasferimento a Bordeaux.
Supera lo stretto di Bab el Mandeb, lungo solo pochi chilometri, ma strettamente sorvegliato dal nemico di stanza nella vicina base di Aden e si addentra nell’Oceano Indiano ed iniziando il lungo periplo del continente africano.
Il mare, per lunghi tratti agitato da venti monsonici, causò notevoli problemi a battello ed equipaggio: all’altezza del Madagascar la violenza delle ondate costrinse l’unità a navigare con la prora al mare e spezzò l’albero della radio, così che il sommergibile si trovò in condizioni di non poter trasmettere né ricevere. Ma il guasto venne riparato senza indugio, grazie anche al coraggio di due volontari, i Marinai Cuomo e Costagliola, che legati con un cavo alla cintura, strisciando sul ponte raggiunsero l’estrema poppa dove si trovava l’alberello e sebbene più volte scaraventati in mare dalle onde e sbattuti contro lo scafo, anche se contusi e sanguinanti, perseverarono fino a quando non riuscirono nel loro intento.
Aprile – il giorno 16, giunto a 6600 nm. da Massaua, in 25°S, 26°W, viene rifornito di nafta dalla petroliera Northmark, poi prosegue il suo viaggio, tenendo una rotta prossima alla costa africana, e passando poi per il Canale di Mozambico.
Maggio – Dopo aver doppiato il Capo di Buona Speranza e risalito l’Atlantico, il giorno 7, raggiunge la base di Bordeaux: aveva viaggiato per sessantasei giorni e 12.425 nm.
Giugno/Agosto – in cantiere per lavori
Nel frattempo, arriva per una consistente aliquota dei battelli di Bordeaux la disposizione di rientro alle basi metropolitane per sopperire alle nuove esigenze delle operazioni in Africa settentrionale, che richiedevano l’urgente impiego di numerosi sommergibili nel bacino orientale del mediterraneo, fatte comunque salva l’esigenza di continuare la guerra in Atlantico. Viene deciso di far rientrare in Mediterraneo quei battelli che per particolari loro caratteristiche venivano ritenuti meno idonei ad operare in Atlantico. Anche per Gugliemotti, che era purtroppo soggetto a frequenti avarie ai quadri elettrici di manovra, e che, con la scarsa velocità aveva lo svantaggio che le sovrastrutture delle torri non erano riducibili per il particolare tipo di costruzione della torretta, arriva l’ordine di rientro.
Settembre – salpa da Le Verdon il giorno 22, ed alle h.4.00 del 30, intraprende l’attraversamento dello Stretto, con mare calmo e visibilità buona.
Ottobre – raggiunge Messina senza inconvenienti il giorno 16.
Novembre 1941/febbraio 1942 – resta in cantiere a Taranto e viene sottoposto a radicali lavori di trasformazione.
Marzo – Il 15 marzo 1942, al comando del TV Federico Tamburini, lascia Taranto diretto a Cagliari, per essere impiegato in missioni offensive in Mediterraneo occidentali.
Il mattino del 17, alle h.6.00, in 37°42’ N, 15°38’ E, ca. 15 nm. a sud di Capo Spartivento Calabro, venne attaccato e silurato dal sommergibile britannico Unbeaten. Colpito in parti vitali, Guglielmotti affonda rapidamente, con tutto il suo equipaggio. Non vi furono superstiti, e fu possibile recuperare solo una salma.
Nell’affondamento perirono 7 ufficiali, 16 sottufficiali e 38 tra sottocapi e truppa.
CARATTERISTCHE TECNICHE
Dislocamento
in superficie: 1016, 920 t.
in immersione: 1265,770
Dimensioni
Lunghezza: 72,47 m.
Larghezza: 6,80 m.
Immersione media in carico dosato: 4,20 m.
Apparato motore
2 motori diesel Tosi
2 motori elettrici di propulsione Ansaldo
1 batteria di accumulatori al piombo composta da 132 elementi
Potenza complessiva
Motori a scoppio 3400 hp
Motori elettrici 1300 hp
Velocità max in superficie
17,37 knt
Velocità max in immersione
8,62 knt
Autonomia in superficie
1580 nm a 17 knt (carico normale)
2861 nm a 17 knt (sovraccarico)
5662 nm a 8 knt (carico normale)
9753 nm a 8 knt (sovraccarico)
Autonomia in immersione
9 nm. a 8,5 knt
90 nm a 4 knt
Armamento
4 tubi lanciasiluri AV da 533 mm
4 tubi lanciasiluri AD da 533 mm
1 cannone da 100/43 mm
2 mitragliere binate da 13,2 mm
12 siluri da 533 mm (6 a prora e 6 a poppa)
230 proiettili per cannone
6000 colpi per le mitragliere
Equipaggio
7 ufficiali e 47 tra sottufficiali e marinai
Profondità di collaudo
100 m.
Coefficiente di sicurezza relativo alla sollecitazione massima alla profondità di collaudo riferito al limite di elasticità del materiale: 3
Fonti:"Sommergibili italiani" di A.Turrini e O.Miozzi - USMM
Missioni Periplo per SH3/GWX 2.0