..da Massaua a Bordeaux

Quando, nel gennaio 1941, la situazione militare in Eritrea iniziò ad essere insostenibile per l’avanzare incalzante delle truppe britanniche che oramai minacciavano anche la base di Massaua, Supermarina affrontò il problema del trasferimento dei suoi sommergibili in porti amici al fine di evitare che le unità fossero costrette ad autoaffondarsi per non cadere in mano nemica
Secondo la prima proposta di MARISUPAO, (Comando Superiore Marina in Africa Orientale) approvata da Supermarina in quello stesso mese di gennaio 1941 le unità di maggior dislocamento, i tre battelli oceanici Guglielmotti, Ferraris e Archimede avrebbero dovuto tentare di raggiungere un porto del Giappone. Leggermente diversa era la situazione di Perla, che per le sue precarie condizioni e la sua piccola stazza non aveva autonomia sufficiente a raggiungere quel lontano paese ed avrebbe dovuto quindi farsi internare: si optò in un primo momento per Bushire, porgitore iraniano del Golfo Persico e successivamente si decise di in modo definivo per Diego Suarez, in Madagascar.
Il problema era di difficile gestione anche perché gli equipaggi di questi battelli erano molto provati, dall’intenso lavoro nonché indeboliti dalle dure e logoranti condizioni di vita della zona del Mar Rosso. Ma nonostante tutto, e lo sfavorevole andamento delle operazioni belliche iniziali, durante le quali erano andate perdute ben quattro unità. (Galilei, Torricelli, Galvani e Macallè) il loro morale era rimasto integro.
I quattro battelli superstiti erano in pessime condizioni, a causa del logorio che provocava continui difetti di funzionamento a batterie, accumulatori e distillatori.
Tutto questo non rendeva facile pianificare ed affrontare un viaggio di 13.000 nm., in un mare strettamente pattugliato dal nemico, con tutti i rischi e le difficoltà che si possono immaginare.
Arrivò però, da parte del Comando Supremo dell’Asse, nella persona dell’Amm. Doenitz, l’assicurazione del sostegno alleato: i sommergibili sarebbero stati regolarmente riforniti durante il viaggio da navi cisterna tedesche operanti in Oceano Indiano e Sud Atlantico, ed avrebbero potuto trasferirsi a Bordeaux, presso la base di Betasom, per essere aggregati alla Flottiglia Atlantica.
La nuova soluzione appariva molto allettante, soprattutto perché prevedeva per i quattro sommergibili “africani”, dopo un periodo di lavori per ripristinarne al meglio l’efficienza, una nuova operatività nella guerra al traffico in Atlantico.

Il 28 febbraio Supermarina impartì gli ordini definitivi per il trasferimento dei battelli da Massaua a Bordeaux, organizzando una serie di interventi per assicurare ai sommergibili la maggiore stabilità e sicurezza possibile.
La forte distanza da percorrere (ca. 13.000 nm.) richiedeva che le unità partissero da Massaua con il maggior carico di nafta possibile, compatibilmente con la buona tenuta del mare e con la necessità che la stabilità degli scafi non ne fosse pregiudicata. Poiché era stabilito che i battelli non effettuassero azioni belliche nel corso della traversata (perché avrebbero potuto risultare controproducenti), le unità furono alleggerite dal peso dei siluri di riserva e liberate da molti materiali ingombranti, così da poter disporre dello spazio necessario alla conservazione dei viveri occorrenti alla vita del personale per almeno sessanta giorni. Allo scopo di ridurre le probabilità di incontri con naviglio mercantile e militare di qualsiasi nazionalità fu inoltre disposto che i quattro sommergibili percorressero rotte lontane dalle coste e dalle zone focali di traffico, ed in caso di mancato incontro con le navi rifornitrici, venne stabilito che raggiungessero porti neutrali dell’Africa e dell’America Latina.
Venne prevista anche la possibilità di esaurimento del carburante nella fase finale della traversata, nonostante i previsti rifornimenti in mare e proprio per fronteggiare questa evenienza venne organizzata la “Base C”: la petroliera italiana Fulgor, con un carico di nafta all’ancora nel porto di Cadice.
Si trattava naturalmente di una misura estrema, da attuarsi solo in casi limite e rigorosamente di notte, avvertendo Supermarina con ventiquattro ore di anticipo.

Una volta organizzata la logistica, il quattro battelli presero il mare.
Perla, il più piccolo ed il più lento, fu il primo a partire da Massaua al comando del TV Bruno Napp, il 1 marzo 1941.
Due giorni dopo presero il mare Ferraris (CC Livio Piomarta) e Archimede (CC Marino Salvatori).
Infine il 4 marzo salpò anche Guglielmotti, al comando del CF Gino Spagone.
La grande avventura era iniziata.

Perla era sicuramente il meno efficiente dei quattro, anche in conseguenza della sua minore autonomia. Il battello aveva inoltre riportato notevoli avarie, quando sottoposto a caccia nemica, il 27 giugno 1940 era andato in secco sulla costa dancala; altre avarie aveva subito nel successivo bombardamento navale ed aereo e tali avarie erano state riparate solo sommariamente dall’officina di Massaua che disponeva di mezzi molto limitati. Ad aggravare la situazione del sommergibile contribuiva poi anche la mancanza del distillatore e dei dati sperimentali di autonomia per le lunghe navigazioni d’altura.
In base ad accordi colle autorità navali tedesche, furono assegnati a Perla due punti di riferimento, uno a ca. 4000 nm. da Massaua, in 35°00’S, 50°00’ E, (Oceano Indiano, a SSE dell’estremità meridionale del Madagascar); l’altro in 25°00’ S, 20°00’W (Oceano Atlantico –Meridionale) a ca. 4000 nm. dal punto precedente.
Per gli altri tre sommergibili, considerata la loro maggiore autonomia, fu invece previsto un solo rifornimento nell’Atlantico meridionale in 25°00’ S, 20°00’ W, lo stesso punto cioè in cui Perla si sarebbe dovuto rifornire per la seconda volta, a 6600 nm. da Massaua.
Erano state inoltre previste le misure da adottare qualora non si fosse verificato l’incontro dei sommergibili con le cisterne tedesche nei punti prestabiliti entro un determinato numero di giorni.
Perla infatti, qualora avesse mancato al primo appuntamento avrebbe dovuto raggiungere Diego Suarez per farsi internare, mentre se fosse venuto meno l’incontro in Atlantico, i quattro sommergibili avrebbero dovuto raggiungere in base all’autonomia residua, le Canarie o il Brasile oppure anche Cadice, e proseguire per Bordeaux una volta effettuati i rifornimenti. Era stata data infine ai comandanti la più ampia libertà di decisione qualora si fossero verificate situazioni di emergenza per gravi menomazioni nella efficienza delle unità

I sommergibili, partiti da Massaua fra il 1 ed il 4 marzo effettuarono navigazione occulta finché si trovarono nelle acque del Mar Rosso e durante l’attraversamento dello stretto di Perim, ove la presenza di aerei e di mezzi antisommergibile era molto probabile: solo Perla, partito per primo ed avvistato sin dalla partenza da un aereo di tipo “Bristol Blenheim” subì un attacco aereo con sgancio di bombe, che però non produssero alcun danno; gli altri tre battelli raggiunsero l’Oceano indiano senza essere né avvistati, né attaccati dal nemico. La parte iniziale e più rischiosa della lunga traversata, fu così superata con pieno successo.

I tre battelli oceanici, seguendo pressoché lo stesso percorso, attraversarono il Canale di Mozambico e dopo aver affrontato il previsto rifornimento in Atlantico Meridionale, passarono a ponente delle isole di Capo Verde e delle Azzorre.

Perla, che doveva rifornirsi per la prima volta nell’Oceano Indiano, a SSE dell’estremità meridionale del Madagascar, passò invece a levante dell’isola per guadagnare cammino ed evitare la zona del canale di Mozambico, frequentemente perturbata da venti molto forti da SW; dopo il secondo rifornimento, sempre per accorciare la distanza che lo separava da Bordeaux a differenza delle altre unità, passò a Levante delle Azzorre.

I rifornimenti durante i quali i sommergibili poterono ripristinare integralmente la primitiva autonomia di combustibile, olio, acqua e viveri, furono eseguiti nell’Oceano indiano dall’incrociatore ausiliario tedesco Atlantis, per Perla, e nell’Oceano Atlantico, dalla cisterna tedesca Northmark con perfetta regolarità, nonostante le non sempre favorevoli condizioni del mare.

I sommergibili raggiunsero felicemente Bordeaux, senza incidenti di sorta, avendo avvistato solo navi mercantili isolate dalle quali si disimpegnarono senza farsi avvistare.
Durante il trasferimento lo stato del tempo fu prevalentemente buono, salvo nella parte iniziale del tragitto, appena fuori lo stretto di Bab-el-Mandeb, quando l’oceano agitato dai venti monsonici, creò non pochi problemi. All’altezza di Madagascar, le ondate erano talmente alte da investire e scavalcare le torrette e sommergevano il personale di guardia in plancia. I problemi maggiori li ebbero Perla, che si trovava già in difficoltà perché costretto a navigare con un solo motore per risparmiare nafta, e Guglielmotti a cui un’ondata spezzò l’albero della radio ed in questo frangente alcuni uomini dell’equipaggio furono costretti a compiere un autentico atto di eroismo per rimettere il sommergibile in condizioni di ricevere e trasmettere. Per resistere alla violenza delle onde, i battelli furono costretti per qualche tempo a “tenere la cappa”, navigando con la prua al mare.
Grazie alla cura del personale di bordo che, nonostante le menomate condizioni fisiche, si prodigò al massimo per mantenere in efficienza il materiale, le traversate furono compiute senza che si manifestassero avarie di grande rilievo.

Ciascuno dei tre sommergibili oceanici percorse in media 12.700 nm. delle quali solo circa lo 0.50% in immersione. Solo Perla, per effetto del doppio rifornimento, superò di poco le 13.000 nm.
La durata media delle missioni dei tre sommergibili oceanici si aggirò sui 65 gg., mentre Perla per la sua minore velocità e per il maggior percorso compiuto trascorse in mare ben 81 giorni.
Il pieno successo di questa operazione, preparata nella più assoluta segretezza e svoltasi senza che l’avversario ne avesse il minimo sentore, costituisce titolo di giusto orgoglio per la Marina Italiana e per gli equipaggi che effettuarono la lunga e difficile navigazione.
Per la direzione impeccabile delle operazioni, il Comandante della Squadriglia di Massaua, CF Gino Spagone, imbarcato su Guglielmotti, fu insignito della Croce di Cavaliere dell’Ordine Militare di savoia.

 

 

Viaggio del Perla

Grupsom - Sommergibili Mediterranei